Libri

L’uomo che scrisse la Bibbia, Marco Videtta – La recensione

Io pensavo che quel testo così congestionato rischiava di mandare in confusione il ragazzo dell’aratro, il mio lettore ideale, e che le parole di Gesù, di Paolo, di Giovanni ne sarebbero risultate soffocate.

Prima di iniziare la lettura di questo romanzo storico ero un po’ titubante perché non è un genere che di solito prediligo e temevo che la narrazione mi annoiasse. Sono felice che così non sia stato e, adesso, provo a spiegarvi perché questa lettura è più che consigliata.

Trama de L’uomo che scrisse la Bibbia

Siamo nel 1530 nei dintorni di Erfurt, in Turingia e per una serie di vicissitudini un alchimista (tale Eleuterius) entra in contatto con il protagonista di questa storia: William Tyndale, il traduttore. La vicenda ha come sfondo, l’Inghilterra di Enrico VIII e il suo matrimonio con Caterina D’Aragona, unione che cessa con il famoso Atto di Supremazia del 1534 che porta il re a fondare la Chiesa Anglicana. Il nostro protagonista, Tyndale, è un uomo che dedica la sua intera vita al proprio lavoro di traduzione. Tutti i giorni per otto ore al giorno, il protagonista studia e prova a compiere un’impresa mai tentata fino ad allora: tradurre la Bibbia in inglese, in modo che possa essere letta e fruita anche dalle classi popolari. Per lunghi anni, come si saprà, la lettura del testo Sacro è stato ad esclusivo appannaggio dei ceti nobiliari e clericali, gli unici a conoscere la lingua latina e a poter comprendere la parola del Signore.

Aveva stretto un patto con sé stesso e con il Signore: portare a compimento la traduzione delle Scritture.

La traduzione come missione di vita

Tyndale, dunque, decide che la missione della sua vita debba essere quella di tradurre la Bibbia in inglese. Inizialmente traduce dal greco il testo del Nuovo Testamento e successivamente (dall’ebraico) prova a tradurre anche l’Antico Testamento. William, in realtà, non è interessato alle diatribe che sorgono durante la sua epoca e che, purtroppo riguardano anche la sua traduzione considerata eretica dalla Chiesa Cattolica; Tyndale, al contrario, è un vero studioso e un reale erudito che ama il proprio lavoro e non vorrebbe mai dedicarsi a null’altro.

Un romanzo storico avvincente

Al di là della trama in sé che pure risulta avvincente, il romanzo “L’uomo che scrisse la Bibbia“, edito Neri Pozza, è una gioia per il lettore che vuole approfondire meglio il periodo storico trattato. Durante la lettura mi sono ritrovata (più volte) a fare delle ricerche sui personaggi narrati in questo sorprendente romanzo storico.

Una volta che avesse completato il lavoro sul Vecchio Testamento, e ormai sapeva che ci sarebbe riuscito, sarebbe stato l’unico uomo ad aver riscritto la Bibbia, un’opera composta da decine, forse centinaia di uomini, in epoche lontane tra loro, in stili completamente differenti.

I temi del romanzo

L’aspetto dell’amore per il proprio mestiere, è uno degli elementi centrali di questo romanzo: anche se si tratta di un lavoro duro, talvolta difficile e frustrante, che richiede tantissima pazienza, Tyndale lo svolge con un amore che viene trasmesso anche al lettore che riesce a entrare in empatia con questo personaggio e a comprenderne la passione.

L’uomo si dimentica. L’opera resta.

Il rapporto con la posterità

Uno dei tanti interrogativi sui quali ho avuto modo di soffermarmi durante la lettura di questo romanzo riguarda il rapporto che ciascuno di noi ha con la posterità: cosa lasceremo di noi stessi alle generazioni future? Saremo ricordati da chi verrà dopo di noi? Stiamo facendo, – nel corso della nostra vita – qualche azione, qualcosa che possa lasciare un segno evidente nella vita degli altri?

In definitiva

Per quanto riguarda la figura di William Tyndale, è presto detto perché la risposta è sicuramente positiva. É stato l’inventore di modi di dire quali: Scapegoat, “Capro espiatorio“, The Salt of the earth, “Il sale della terra“, Filthy lucre, “Il vile denaro“, To fall in love, “Innamorarsi“e tanti altri. Inoltre, mi ha fatto piacere scoprire che il protagonista di questo romanzo storico, ha influenzato anche un film di culto, come Pulp Fiction, nel famoso monologo di Samuel L. Jackson che sicuramente ricorderete tutti (“Ezechiele 25:17”). Insomma, per ricominciare a leggere i romanzi storici, non poteva capitarmi libro migliore. Super consigliato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *