- Autrice: Joyce Carol Oates
- Titolo originale: My life as a rat
- Editore: La Nave di Teseo
- Traduttore: Carlo Prosperi
- Collana: Oceani
- Data uscita: 14/05/2020
- Pagine: 416
La famiglia è uno speciale destino. La famiglia in cui nasci e dalla quale non ci può essere scampo.
Una delle mie ultime letture, è stata Ho fatto la spia, della pluripremiata scrittrice statunitense Joyce Carol Oates, libro uscito il mese scorso per La Nave di Teseo.
My life as a rat
Il titolo originale di questo libro è “My life as a rat“, che è stato tradotto in italiano con Ho fatto la spia, scelta che ho trovato adeguata perché in italiano non è consuetudine riferirsi a un topo quando si parla di qualcuno che fa la spia. Nel corso della narrazione, tuttavia, i riferimenti al topo come emblema della spia non mancano, ma diventano immediatamente comprensibili se ci ricordiamo qual è il titolo originale del libro.
Trama di “ho fatto la spia”
La protagonista di questa vicenda è Violet Rue Kerrigan, una ragazzina di dodici anni che vive a South Niagara, una tranquilla cittadina nello Stato di New York. Violet vive insieme alla propria famiglia di origini irlandesi che è numerosissima: padre, madre, quattro fratelli e due sorelle. Violet è la figlia più piccola, la preferita di papà. Una sera, però, Violet vede i due fratelli più grandi che rincasano tardi, e nota qualcosa di strano, qualcosa che non avrebbe dovuto vedere… Da questo punto in poi, la vicenda si complica, perché Violet non riesce a convivere con questo segreto: prima o poi fa la spia, (come è chiaramente espresso dal titolo del romanzo), e la sua vita cambia per sempre.
La narrazione
La storia inizia nel Novembre del 1991 e segue quasi tutta la vita di Violet. Attraverso questa narrazione, Oates ci permette di conoscere le relazioni sociali, amicali e soprattutto familiari che condizionano Violet per tutta la sua vita. I pensieri e le emozioni di una ragazza preadolescente vengono mostrati al lettore senza alcun tipo di filtro e questo permette al lettore di entrare immediatamente in empatia con il personaggio di Violet.
La narrazione è affidata alla stessa protagonista che si racconta al lettore retrospettivamente, narrando le vicende avvenute nella famiglia Kerrigan da quando Violet è ancora una bambina per poi proseguire con le altre fasi della vita della giovane ragazza.
In particolare è il rapporto con i propri genitori che segna profondamente la vita della ragazzina. La madre, Lula, è una donna affaticata, stanca della vita e di essere madre di sette figli. Non ha mai avuto un momento per sé e non riesce a dimostrare affetto nei confronti di Violet; la donna è rancorosa nei confronti dell’ultima figlia, non riesce a dimostrarle amore. C’è un passaggio, in particolare, in cui Oates analizza il body shaming che subisce Lula per il fatto che, dopo sette gravidanze, ha visto il suo corpo trasformarsi inesorabilmente. Un corpo che la donna non riesce ad accettare, perché sente che i figli le hanno rubato energie e linfa vitale.
Mio Dio. È Lula Kerrigan, quella là? Sembra un elefante. Vuole proprio dare spettacolo spasseggiandosela in quel modo. Espressioni di scherno che sentivi per tutta l’infanzia, l’adolescenza – dare spettacolo, spasseggiarsela. La critica più cattiva che una donna possa rivolgere a un’altra donna. Di questo erano accusate le donne e le ragazze che mostravano se stesse: il proprio corpo. Specie se il corpo era imperfetto in maniera evidente – troppo grasso. Gli uomini e i ragazzi non ricevevano mai accuse del genere. Non sembrava esserci un corrispettivo maschile del dare spettacolo, spasseggiarsela. Così come, avresti scoperto, non c’è un corrispettivo maschile di puttana, baldracca.
Temi del romanzo
Come si può notare nel passaggio precedente, il corpo della donna e la femminilità sono degli elementi molto importanti all’interno della narrazione, proprio perché Violet, che è una grande osservatrice, si rende conto delle differenze di genere che subisce e che vede subire alle sue sorelle e alla propria madre.
Per quanto riguarda la figura paterna, il padre di Violet è un uomo violento, che se la prende fisicamente solo con i figli maschi ma che incute terrore nella moglie e nelle figlie. Ne è esemplificativa una frase che Violet sceglie per descrivere l’espressione facciale del padre.
L’espressione dei suoi occhi, era quello che mi faceva venire voglia di strisciare via e morire di vergogna.
Il senso di insicurezza di Violet è una caratteristica fondamentale di questo personaggio, che è anche vittima delle vicende che avvengono in famiglia e anche nei contesti scolastici e sociali. “Ho fatto la spia” è un romanzo che parla di vittime, di come sia difficile relazionarsi se si possiede una spiccata sensibilità, se ci si sente diversi rispetto a come ci desiderano i nostri genitori.
Una dolorosa verità della vita di famiglia: le emozioni più dolci possono cambiare in un istante. Tu credi che i tuoi genitori ti amino, ma è te che amano o il figlio che è loro?
TW: bullismo e violenza sessuale
Due degli argomenti affrontati in questo libro, (in cui Oates tocca, in maniera magistrale, i punti più disparati rendendo la narrazione omogenea e coerente), riguardano il bullismo e la violenza sessuale. Il bullismo viene perpetrato ai danni delle ragazze e delle persone disabili, incapaci di difendersi da sé, inascoltati, abbandonati: ultimi. Oates racconta i particolari raccapriccianti facendoci immaginare, più che la scena, la sensazione che provano i personaggi che subiscono queste violenze, considerando anche il punto di vista dei carnefici.
L’aspetto che riguarda la disabilità è significativo perché ci fa comprendere il livello di disagio socioculturale che è presente nella cittadina in cui vive Violet, ci fa comprendere come il diverso venga percepito come privo di sentimenti, da schiacciare, distruggere, annientare.
Ritardati, li chiamavano. Bisogni speciali era l’espressione usata dagli adulti, ritardati era come li chiamavano i compagni di scuola.
Leggendo questo romanzo, ci si ritrova più volte a doversi soffermare per poter riflettere su quanto si è appena letto, su come certe dinamiche di branco o del singolo riescano a influenzare la vita degli altri, talvolta irrimediabilmente. Oltre al branco, in questo libro si vede come gli uomini siano capaci di azioni spregevoli, moleste, criminali.
Di chi ci si può fidare, allora? Come andare avanti senza spezzarsi?
Capitava spesso nella mia nuova vita che dovessi scuotere la testa per liberarla dalla voce ammonitrice di mia madre. Era un mio terrore, che gli altri potessero sentire quelle ringhiose parole come si potrebbe sentire una radio con il volume tenuto bassissimo.
Cosa ne penso
“Ho fatto la spia” è un romanzo che rapisce il lettore, è quasi impossibile staccarsi dalla lettura di questo libro perché la prosa di Oates è incalzante e ben strutturata. Nulla è lasciato al caso, né i pensieri, né le azioni compiute dai personaggi che sono presenti in questo libro. Il lettore si trova a empatizzare immediatamente con la protagonista e soffre per lei e insieme a lei.
È uno di quei libri che feriscono, che non lasciano via di scampo e permettono, al contempo, di riflettere su bullismo, razzismo, violenza sessuale, disparità di genere e tanto altro ancora. È straordinario come un singolo romanzo possa parlare di tutte queste cose senza mai risultare ridondante o poco equilibrato. È un libro che dovrebbero leggere tutti, Oates è una scrittrice straordinaria.